Il ritorno alla terra: come certezza in una fase di globalizzazione nella
quale tutto appare etereo, impalpabile, senza radici.
Oppure per coronare gli sforzi profusi nella propria vita professionale in
altri campi. O, ancora, come unica risposta concreta possibile in una
società in pesante crisi identitaria.
E, infine, per costruire un modello alternativo al fallimento delle grandi
città dove la qualità della vita è ormai in caduta libera come si evince
da tutte le classifiche annuali. Il successo del vino di questi anni è anche
tutto questo: non solo contadini o figli di contadini, ma anche professionisti,
imprenditori, pensionati, si arruolano nell’esercito di persone impegnate
a fare vigna, costruire una cantina, produrre vino. Il fenomeno è
molto diffuso anche in Campania dove segna una storica inversione di
tendenza degli ultimi due secoli, segnati dall’abbandono della campagna
per la metropoli e il trasferimento in città come obiettivo massimo
di una vita di studi e di lavoro.
I fratelli Filippo e Vito Troisi, salernitani, hanno alle spalle una lunga tradizione
imprenditoriale nel settore edilizio e turistico. Nel maggio 2007
hanno acquistato questo piccolo, parliamo di un ettaro, vigneto nel
cuore di Tufo con l’ambizione di fare un buon vino per se e per i propri
amici. Da cosa nasce cosa, l’incontro con Sergio Pappalardo, un buon
packaging che mai guasta, il lusso di non essere mossi dalla necessità
di fare subito reddito e l’orgoglio, soprattutto, di fare le cose perbene.
Nasce così questa azienda che regala al suo vino un carattere tipico,
assolutamente da incorniciare come simbolo del ritorno alla terra.
Nel loro primo Greco, l’ottimo millesimo 2008, il lavoro in vigne c’è e si
vede in bottiglia. Una cura maniacale, portata avanti sin nei minimi dettagli,
rende possibile al territorio di esprimersi nel bicchiere senza compromessi
inutili.Mineralità sulfurea, acidità, struttura.
Un bianco per i grandi abbinamenti, favorito in questa vocazione dalla
nota agrumata molto netta che domina inizialmente la beva e che resta
grazie alla freschezza.
Da sbizzarrirsi sulla cucina di Costa, da quella di Maria Rina del
Ghiottone a Policastro alle crezioni del Poeta Vesuviano a Torre del
Greco: sono questi i vini che ci aspettiamo di trovare nei locali che
abbiano ambizione di cucina non omologata e non scontata, ché la
ricerca di un vino, di una chicca in questo caso, non può essere meno
impegnativa di quella profusa per portare un buon prodotto a tavola.
Anche perché poi entrambi fanno conto e, soprattutto, soddisfazione.
Luciano Pignataro www.lucianopignataro.it |